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lunes, 3 de febrero de 2020

FATTI CHE METTONO IN SERIO DUBBIO LA SALUTE MENTALE DI MONS. NGO DINH THUC.


FATTI CHE METTONO IN SERIO DUBBIO LA SALUTE MENTALE DI MONS. NGO DINH THUC.
Mons. Ngo Dinh Thuc: un vescovo cattolico vietnamita, che mentre si trovava a Roma non potè più tornare in patria a causa della violenta irruzione del comunismo a Saigon e della morte di tutta la sua famiglia, incluso il fratello che allora era presidente del Vietnam. Partecipò al Concilio Vaticano II e per alcune azioni che ha compiuto molti lo considerano un “tradizionalista”; negli ultimi anni della sua vita decise di “consacrare” numerosi “vescovi” in condizioni altamente discutibili, e sulla validità di queste consacrazioni permangono dei seri dubbi legati al suo stato mentale e alla sua capacità di giudizio. Analizziamo i fatti:
1. Le ordinazioni e le consacrazioni del Palmar de Troya (“il fiasco di Palmar”, come all'epoca lo definì il Padre Cekada), eseguite per “mandato della Vergine che lo aveva richiesto in un’apparizione”, e con il permesso di una “bilocazione” di Paolo VI, che si trovava presumibilmente “imprigionato in Vaticano ed era stato sostituito da un sosia”; a quell'evento si devono aggiunere le presunte stimmate che Clemente Dominguez avrebbe “ricevuto da Padre Pio” e il fatto che in seguito lo stesso Dominguez, dopo essere stato “consacrato vescovo” da Thuc, si sarebbe proclamato “Papa” con il nome di Gregorio XVII.
Il Padre Cekada dice con una certa ironia che qualsiasi altra persona (ossia: qualunque persona sana di mente o per lo meno dotata di buon senso) avrebbe riso. E quando il 13 gennaio 1976 Mons. Thuc, per giustificare le consacrazioni, dichiara: “Siamo tornati ai tempi apostolici in cui i primi Apostoli si dedicavano a predicare e ordinare senza fare riferimento al primo Papa, San Pietro”, Cekada commenta ironicamente che “è possibile che abbia dimenticato la miracolosa bilocazione di Paolo VI”. E anche l’ “apparizione della Vergine”, aggiungiamo noi.
Quanto sopra affermato è descritto nel testo seguente dal Padre Cekada: “Poco prima di Natale del 1975, un sacerdote apparve ad Arpino [in Italia, dove risiedeva Mons. Thuc] senza essersi fatto annunciare. Mons. Thuc riferisce le sue parole: ‘Sua Eccellenza [disse il sacerdote], la Santa Vergine mi ha inviato per condurla immediatamente in Spagna, dove le chiede di compiere un servizio per lei. La mia macchina è pronta alla porta della canonica, se partiamo immediatamente saremo lì a Natale.’ Stupito da questo invito, dissi: ‘Se è un servizio richiesto dalla Santissima Vergine, sono disposto a seguirti fino alla fine del mondo ...’”
Il Padre Cekada commentando questo fatto dice: “Facciamo una pausa per considerare ciò che il signor Dominguez stava dicendo: la Santissima Vergine e Paolo VI (in ‘bilocazione’) hanno entrambi chiesto a un vescovo cattolico di ordinare al sacerdozio dei laici  (laici che il vescovo aveva appena conosciuto e che non avevano fatto nessuno studio ecclesiastico), e poi di consacrarli vescovi, il tutto nel giro di tre settimane. In una situazione in cui chiunque altro avrebbe riso rifiutando una proposta tanto assurda, Mons. Thuc dimostrò una totale mancanza di buon senso, e accettò.”
2. Le consacrazione di scismatici ed eretici vetero-cattolici di Tolosa e Marsiglia: come se ciò non bastasse, non risulta nemmeno che prima di consacrarli abbia chiesto loro di abiurare.
1)    Il 10 luglio del 1976 consacra Comte de Labat d’Arnoux, un eretico e un apostata, secondo il Padre Barbara. 
2)    L’8 febbraio del 1977 consacra un vetero-cattolico di Tolosa, Jean Laborie, che tra l’altro, sempre secondo il Padre Barbara, è un noto omosessuale ed è stato consacrato almeno altre tre, ma forse addirittura cinque volte. Per questo motivo il padre Cekada afferma: “Ha elevato al pontificato (per l'ennesima volta) Jean Laborie, capo della setta scismatica dei vetero-cattolici della Chiesa Latina di Tolosa”.
3)    Il 19 marzo del 1977 consacra Claude Nanta.
4)    Consacra García, vetero-cattolico di Marsiglia.
5)    Consacra un ex galeotto, Arbinet, che poi diventa vescovo di Palmar de Troya.
6)    Nel 1981 consacra Roger Kozik (che era stato precedentemente consacrato da un vescovo di Palmar nel 1979).
7)    Nel 1981 consacra Michel Fernández (anche lui precedentemente consacrato da un vescovo di Palmar nel 1979). Il Padre Barbara segnala che Kozik e Fernández sono due apostati, e aggiunge che prima della consacrazione episcopale erano stati ordinati tre volte: la prima dal vescovo vetero-cattolico Jean Laborie, la seconda dal vescovo vetero-cattolico André Enos, e la terza da un vescovo di Palmar.
8)    Il 25 settembre del 1982 consacra il vetero-cattolico “vescovo-abate” della “Unione delle Piccole Chiese Cattoliche” Christian Datessen (che era stato precedentemente consacrato da Enos il 10 settembre del 1981).
9)    Tutte queste consacrazioni senza contare quelle di Pierre Salle, Jean Olivieres de Mamistra, Patrick Broucke de Tralles, Philippe Miguet e Michel Main, se per caso non fosse abbastanza.
Riguardo alla consacrazione di Comte de Labat d'Arnoux, il Padre Barbarà dice che fu solo uno dei tanti apostati della Chiesa Cattolica divenuti vescovi Thuchisti; un altro fu Jean Laborie, di cui il Padre Cekada disse: “Elevò all'episcopato (per l'ennesima volta) Jean Laborie, capo di una setta scismatica di ‘vetero-cattolici’, la ‘Chiesa Latina di Tolosa’. Ordinò anche un altro ‘vetero-cattolico’ di Marsiglia di nome Garcia, e un ex detenuto di nome Arbinet che in seguito divenne ‘vescovo’ di Palmar”. Nel 1980, il Padre Cekada non esita a definire “scismatica” la setta di Mount Saint Michael di Spokane, Washington, da cui viene Mark Pivarunas, che fu consacrato “vescovo” da Carmona e che a sua volta consacrò il Padre Dolan.
Come se ciò non bastasse, oltre al cosiddetto fiasco di Palmar, come il Padre Cekada definì l’operato e le consacrazioni di Mons. Thuc a Palmar de Troya, c’è da aggiungere la consacrazione di Christian Marie Datessen, vescovo vetero-cattolico già consacrato il 10 settembre del 1981 da André Enos, il quale a sua volta era un sacerdote apostata che lasciò la Chiesa nel 1950 e in seguito divenne vescovo di una setta fondata nel 1955 da Charles Brearley e conosciuta con il nome di Old Holy Catholic Church. E il 25 settembre del 1982, Datessen fu nuovamente consacrato da Mons. Thuc.

Il Padre Barbará afferma che ci furono molti altri non cattolici e apostati della Chiesa Cattolica che divennero vescovi Tuchisti: “Claude Nanta, Pierre Salle, Jean Oliveres de Mamistra, Patrick Broucke de Tralles, Philippe Miguet, Michel Main”.

3. Le consacrazioni clandestine del Padre Guérard des Lauriers nel 1981 e dei Padri Zamora e Carmona nel 1982; che praticamente furono le uniche a non essere conferite a scismatici o eretici e che, data la popolarità del Padre Guérard des Lauriers, riabilitarono tutto il disastro che Mons. Thuc aveva provocato in materia sacramentale.

4. Le dichirazioni contradditorie:

1)    Si pente dopo i fatti di Palmar de Troya e chiede perdono al “papa” che secondo la bilocazione era un sosia. Ora è lecito chiedersi: cosa c’era di vero nella supposta apparizione della Madonna e nella bilocazione del “vero Paolo VI” venuto ad approvare le consacrazioni?
2)    Dopo di ciò, tornando alle vecchie abitudini ricomincia a consacrare, e dopo aver chiesto perdono allo stesso papa che nel 1976 considerava un sosia, il 25 febbraio del 1982 dichiara che la sede è vacante e che la nuova messa non è valida; cosa resta quindi del perdono chiesto a Roma e al Papa?
3)    L’11 luglio del 1984, a Carthage, ritratta la dichiarazione del 1982, dichiara il suo pentimento e poco prima di morire chiede di nuovo perdono a Roma, riconoscendo Giovanni Paolo II come papa vero e legittimo e accettando il Concilio Vaticano II e la nuova messa.
    
Il padre Sanborn dichiarò che il vescovo Ngo Dinh Thuc era “strano”, e che per questo c’erano tre spiegazioni possibili: due di queste erano la follia e la senilità, la terza la credulità. Fu Sanborn stesso a sollevare la questione, quando disse ai sacerdoti della Società San Pio V che un sacerdote vietnamita gli aveva detto “che Monsignor Thuc alternava momenti di lucidità ad altri di totale assenza”. Non solo affermò che le sue consacrazioni erano dubbie, ma anche che la loro validità non poteva essere dimostrata; e anche nel caso che si fosse dimostrata, disse che “loro non potevano avere nulla a che fare con i vescovi Thuchisti perché erano molto sordidi”.
Sulla questione della lucidità mentale di Mons. Thuc, il Padre Cekada segnalò che Mons. Lefebvre, parlando di Thuc, aveva detto che “non si era mai ripreso dalla morte dei fratelli”. Questa può essere forse l’origine di un simile delirio.
Come se ciò non bastasse, abbiamo l’affermazione sconcertante di Mons. Thuc, non soltanto per l'errore teologico su cui si basa, ma anche per la giustificazione assurda che diede al fatto di aver concelebrato la Nuova Messa con Barthe, il vescovo modernista di Tolone, il Giovedì Santo del 15 aprile del 1981. Scrive il Padre Cekada: “Disse che era perché quel giorno non poteva celebrare da solo... Ma poi spiegò che fu una falsa concelebrazione perché non aveva ricevuto la comunione, e quando un sacerdote non si comunica non c'è Messa.”
A parte il fatto che è un errore teologico considerare la comunione del celebrante essenziale per la Messa, questa dichiarazione dimostra che Thuc era capace di simulare la celebrazione di un sacramento. Questo fatto pone un’incognita importante sulla sua capacità di giudizio e al tempo stesso è assolutamente sconcertante, perché sarebbe ancora peggio pensare che possa avere celebrato invalidamente un rito sacramentale in piena lucidità e senza essere pazzo.
Qualunque persona ragionevole, dopo aver preso atto dei fatti, dubiterebbe positivamente dello stato mentale di Mons. Ngo Dinh Thuc; ma sarebbe un’ipotesi decisamente peggiore quella di un vescovo in pieno possesso delle sue facoltà che ha potuto consapevolmente amministrare un sacramento invalido.
Il dubbio (positivo) sorge in sé e per sé, considerando i fatti, senza bisogno di certificati medici e testimoni. Perché la testimonianza più attendibile sono i fatti in sé, e non quello che le persone, più o meno competenti in materia, possono dire in proposito (considernado tra l’altro che alcuni dei testimoni erano suoi complici).
In conclusione Mons. Thuc non è affidabile in nessuno dei due casi, nè se era insano di mente, e nemmeno se era lucido e consapevole; con l’aggravante irrefutabile, nel secondo caso, di essere capace di realizzare cerimonie sacramentali invalide lucidamente e in piena coscienza.
È un dato di fatto che il Padre Barbara, il Padre Sanborn e il Padre Cekada (giusto per nominare alcuni di quelli che in seguito, per interesse, hanno cambiato idea...) avevano inizialmente messo in dubbio lo stato mentale di Mons. Thuc; e se hanno cambiato opinione è stato perché era “necessario rompere il monopolio dei vescovi di Lefebvristi”, come ha affermato lo stesso padre Barbara.
Per giustificare la sua nuova posizione nei confronti della linea Thuc, il Padre Sanborn, da bravo liberale, ha dichiarato: “Questa necessità è così grande che ogni male circostanziale può essere tollerato in ordine al fine”. Questo significa ammettere che il fine giustifica i mezzi anche se sono cattivi, infatti Sanborn conclude dicendo: “Il punto principale è che a prescindere da quello che si deve tollerare, qualunque associazione con Mons. Thuc, tanto prossima che remota, è giustificabile per la corrispondente ragione di dover sopravvivere”; bell’esempio di tradizionalista antimodernista!
Il Padre Cekada, prima di cambiare la sua posizione, aveva detto: “Le azioni di Mons. Thuc dal 1975 in poi non ispirano molta fiducia, sia riguardo alla sua capacità di giudizio che alla sua prudenza: la questione di Palmar, le promesse fatte al Vaticano e poi non mantenute, le implicazioni con i vetero-cattolici, l’atto di concelebrare la nuova messa dichiarando poi che si era trattato di una simulazione... Sebbene a tutti sia concesso qualche errore, bisogna tuttavia riconoscere che le azioni di Mons. Thuc sono oggettivamente molto gravi – e per un vescovo con la sua esperienza pastorale e il suo brillante percorso accademico in teologia, filosofia e diritto canonico, sono ingiustificabili”. Tanto più che Cekada, accennando ai motivi di questo disastro, dichiarò: “Mons. Lefebvre, che conosceva Mons. Thuc, osservò che non si era mai ripreso dalla morte dei fratelli.”
Solo uno scriteriato non si renderebbe conto che le consacrazioni di Mons. Thuc sono realmente dubbiose, in maniera oggettiva e positiva.
Perché tutto questo è una follia, una storia da pazzi. E come disse con grande lucidità il padre Cekada prima di sviarsi: “Possiamo davvero prendere sul serio tutto questo e presumere che i ‘vescovi’ implicati in azioni del genere siano il futuro della Chiesa?"
Questo non può che sfociare in una setta con messa tradizionale e apparenze antimoderniste e tradizionaliste, e lo stesso Padre Cekada, quando ancora parlava bene, dichiarò:
“La cosa più grave è che questi uomini affermano di essere l’ ‘unica autorità legittima’ della Chiesa Cattolica e che i cattolici sono ‘obbligati’ a obbedirgli. Inoltre pretendono di escludere dalla Chiesa Cattolica tutti quei sacerdoti e laici tradizionalisti che rifiutano di riconoscere la loro ‘autorità’ – una cosa che nessuna organizzazione tradizionale ha mai preteso-.
“Facendo delle affermazioni del genere, questi ‘vescovi’ hanno creato la loro religione, con il loro ‘magistero’, la loro ‘gerarchia episcopale’ e le loro credenze. Nonostante le sue bardature è una nuova religione- e tutte le sue ‘consacrazioni episcopali’, le sue pompose proclamazioni e le sue tronfie rivendicazioni di ‘autorità canonica’ non servono a renderla partecipe di quello che è la religione cattolica. Come minimo ci troviamo nel processo di creazione di qualcosa che diventerà sicuramente una setta scismatica.”
Non potrebbe essere più chiaro.
P. Basilio Méramo
Bogotá, 11 de Marzo de 2018

NOTA: Le fonti delle citazioni di questo scritto sono:
1.     L'articolo del Padre Cekada “Two Bishops in Every Garage” che è inserito come appendice alla fine del libro “The Sacred and the Profane” del Padre Kelly (libro che illustra tutto questo argomento), e che può essere consultato integralmente a questo link:
http://www.meramo.net/AmigosdeMeramo/Articulos_files/SacredandProfane.pdf
2.     Il riassunto su “Lo stato mentale di M. Thuc” scritto sempre dal Padre Kelly e pubblicato nel blog Sursum Corda, visionabile anche a questo link: http://www.meramo.net/AmigosdeMeramo/Articulos_files/Edomental.pdf

domingo, 14 de abril de 2019

Carta abierta a Monseñor Tissier de Mallerais


CARTA ABIERTA A MONSEÑOR BERNARD TISSIER DE MALLERAIS
Sobre la falsa afirmación acerca de que Monseñor Lefebvre firmó la promulgación de la Libertad Religiosa

Bogotá, 13 de abril de 2019
Estimado Monseñor Tissier de Mallerais:
Con todo el respeto que por su investidura episcopal se merece, me veo obligado ante Dios, la Iglesia y Usted (motivo por el cual hago pública la presente), a recordarle el grave error en el que incurrió, sea por descuido, miopía, desconocimiento o por presión (poco importa), al confundir la firma de asistencia de Monseñor Lefebvre (y  de su representación como procurador de otro Obispo), con la firma de promulgación de los decretos de la Libertad Religiosa y de Gaudium et spes, que como es bien sabido, Mons. Lefebvre siempre negó, además de haber votado en contra de ellos.
Después de una revisión y reflexión más profunda, me percato que fui quizás algo condescendiente o quizás poco claro y contundente, como me veo obligado hoy a hacerlo, para evitarme una pena supletoria en el purgatorio, por dejar de hacerlo, y también para que corrigiendo su error, evitársela a Usted.
Esto ha de hacerse lo más pronto y rápido posible, en una declaración pública y manifiesta, de lo contrario, tendrá que atenerse al juicio de la Ira Divina a la cual será sometido en el momento de su muerte, que puede llegar en cualquier momento.
Tenga como prueba, o mejor como contraprueba, el hecho que el mismo Pablo VI en la audiencia que tuvo con Monseñor Lefebvre el 11 de septiembre de 1976, le reprochó el no haber aceptado esos dos documentos. Queda claro pues, que si Monseñor Lefebvre hubiese firmado como usted afirma categóricamente en estos términos: “Resulta de estos hechos irrecusables que Mons. Lefebvre, como Mons. de Castro Mayer, después de haber votado hasta el final contra la libertad religiosa, firma finalmente la promulgación de la declaración Dignitatis humanae”, nada habría que reprocharle. Este reproche de Pablo VI es la prueba irrecusable e irrefutable de que Mons. Lefebvre jamás firmó la promulgación de la Libertad Religiosa.
"Errare humanum est, perseverare autem diabolicum" ¡No lo olvide!
Que la gracia y la luz divina lo fortifiquen e iluminen para que obre en consecuencia. Por lo cual, lo pongo de manera muy especial en mis pobres oraciones.

P. Basilio Méramo

domingo, 27 de enero de 2019

¿Quién es el que está haciendo un gigantesco daño?


QUIEN ES EL QUE ESTA HACIENDO UN GIGANTESCO DAÑO
Hay cosas que, cuando uno se entera, aunque con retraso, por no haberlo sabido en su momento cuando se escribieron, no se pueden seguir ignorando sin dar una respuesta; no tanto para defenderse personalmente (cosa que se puede sufrir con paciencia y resignación), sino para que la realidad, la verdad, sea manifiesta y conocida por su luz propia y no se confundan ni las cosas, ni los fieles.
Al ser confrontado directamente por el P. Altamira, sin tener ni consideración ni recato ante quien se enfrenta, sea por su saber y experiencia mayor que la de él mismo, sea por la edad (el diablo sabe más por viejo que por diablo, como dice el viejo refrán), ya sea por la trayectoria, las capacidades inherentes a cada persona, que, como los talentos de la parábola, no se reparten igualitariamente; además del esfuerzo de investigación y estudio calmo y reposado en la consideración de la verdad y realidad contemplada, para después realizar la gran divisa de Santo Tomás contemplata aliis tradere, esto es, contempla la verdad y después transmítela a los demás, como una obra de amor a Dios (Verdad Suma y Primera) y con su reciprocidad del bonum est diffusivum sui (el bien es comunicativo por sí mismo), redunde en el prójimo como obra de amor hacia él.
Sólo como un acto de caridad, se puede enseñar y educar para poder, por el conocimiento de la verdad, real y verdaderamente hacerla amar, dándola a conocer a los demás y en especial al que yerra y que con su error conculca la verdad, pretendiendo, en su nombre, suplantarla con su idea ilusoria.
Afirmar sin más, diciendo como lo hace el P. Altamira: El Padre Basilio está equivocado, y él no cesa, ni –creemos– cesará, de hacer un daño gigantesco, daño en general, daño a mí mismo, y mucho más daño aun es el que hace al Padre Pío, y lo hace ‘gratis’, porque no tiene razón”, dada la gravedad del tema, no se puede dejar pasar. Ya sea para no ensanchar la brecha que nos distancie más estando tan cerca, físicamente hablando; pues no es lo mismo una discusión de lejos, que cuando se está tan próximo, puesto que los ánimos se agrían y se podría caer en lo subjetivo y personal, olvidando lo objetivo y real, perdiéndose la objetividad; y la controversia se vuelve riña personal y no de principios y verdades, todo lo cual se ve favorecido por la misma proximidad.
Cómo es posible no haber tenido en cuenta, al hablar del gran daño, el considerar el bien común que se procura al estar dos sacerdotes unidos, apoyándose mutuamente en el combate y afianzando a los fieles, habiendo salido de la Fraternidad San Pío X por su claudicación ante la Roma Pagana y Modernista, en busca de un espurio y pérfido acuerdo para conseguir una certificación como respaldo ante el mundo de su catolicismo; siendo que lo más lógico e importante es permanecer sacerdotalmente unidos en el mismo glorioso y triunfal combate, el último que tendrán los justos que enfrentar en medio de la Gran Tribulación, que, como dice Santo Tomás, es una perversión doctrinal. Así, esta unión que redunda en el bien de los fieles por la unidad en la verdad, está por encima de cualquier otra cosa, incluso por encima de una nueva vocación sacerdotal realizada dudosa y temerariamente en contra del sentido común y el de la misma Iglesia, que en materia sacramental es tuciorista (ir siempre a los más seguro, seguir el camino cierto y sin lugar a dudas), en los sacramentos.
Las consagraciones y ordenaciones que vienen por vía de Mons. Ngo Dinh Thuc son objetivamente inciertas, en cuanto a su validez; y por lo mismo son positivamente dudosas y no sólo negativamente dudosas como quiere y pretende con su razonamiento díscolo, el P. Altamira.
Digo díscolo, sin ofender la persona, pues me refiero a la lógica interna del pensar y razonar, pues no advierte lo desencajado que es el afirmar que no hay duda positiva, del mismo modo que no la hay con las realizadas por Mons. Lefebvre, quien fue ciertamente ordenado sacerdote y posteriormente consagrado obispo por el Cardenal Achille Lienart, de quien no hay duda que fue un masón, pero que no hay duda de que puede hacerlo.
De un masón no hay duda que pueda realizar un sacramento válidamente, si cumple con el rito, es decir con los requisitos que la Iglesia impone sobre los sacramentos. Pero un inhábil mental, no tiene tal capacidad; su caso no se puede comparar con el de un masón que sí la tiene, pues en sí mismo no tiene la capacidad mental como no la tiene para realizar un pecado mortal.
Si hay duda sobre el estado mental, y no se pueda tener certeza, pero dada la conducta de Mons. Thuc que deja mucho que decir y desear por los hechos puntuales y concretos, esta duda es objetiva positiva y no son meras suposiciones, elucubraciones, posibilidades o hipótesis.
Tampoco se puede igualar o equiparar el caso de un masón, que sí puede consagrar, y el de un loco que no puede consagrar. Tenemos el caso en época de San Pío X del Cardenal Rampolla, que fue electo Papa en el cónclave y vetado por el Archiduque de Austria y en su defecto fue electo San Pío X y éste, al descubrir después de muerto que era un masón, no cuestionó ninguno de los sacramentos que realizó. Esto basta para que quede claro que no son casos comparables ni equiparables, y que la duda no es la misma, como un masón, ciertamente masón puede consagrar; un loco, ciertamente loco, no puede consagrar. Y, si se duda si está loco o no está loco, hay una duda positiva sobre la validez del sacramento realizado, por no saberse si realmente estaba o no estaba loco, pero no hay duda de que un loco no puede válidamente conferir un sacramento; sobre eso no hay duda.
No ver la diferencia, tal como lo hace el P. Altamira, denota incongruencia mental, al querer comparar las dos cosas, que no son comparables: un loco es un inhábil mental, un masón no es un inhábil para consagrar.
Quede claro el planteo que el P. Altamira no quiere aceptar; no hay duda de que un loco no puede consagrar, tampoco hay duda de que el Card. Achille Liénart, que fue masón, sí podía consagrar. No hay duda de que un masón puede consagrar; otra cosa es que no quiera hacerlo como es el caso de cualquier obispo que siendo capaz de consagrar, no quiera. Una cosa es no poder por incapacidad y otra cosa es no querer por voluntad, pudiendo hacerlo. De lo que sí hay duda es del estado mental de Mons. Ngo Dinh Thuc, si estaba o no en su sano juicio; luego, hay duda acerca de si pudo consagrar o no y, ante la duda, no queda más que abstenerse.
Todos los thucistas que ponen en duda la ordenación sacerdotal de Mons, Lefebvre, o que la niegan, mientras que aceptan la consagración episcopal del P. Morello, no se dan cuenta de su crasa postura, pues reconocen la ordenación sacerdotal del P. Morello por Mons, Lefebvre, a menos que caigan en el error del mismo P. Morello al decir que el episcopado suple la ordenación sacerdotal y este error lo señaló Santo Tomás al decir: “La potestad episcopal depende de la sacerdotal, porque nadie puede recibir la potestad episcopal, si primero no tiene la sacerdotal”. (Suma Teológica, Suplemento q.40, a. 5 sed contra).
Tenemos además que las posiciones del P. Morello y el P. Altamira, paradójicamente, son contradictorias, pues téngase en cuenta que según el P. Morello, el episcopado suple un defecto de ordenación sacerdotal, ya que al admitir la duda de su ordenación recibida de manos de Mons. Lefebvre y éste de un masón, como lo fue el Cardenal Lienart, al ser ahora obispo, no habría duda de su ordenación, que es suplida por el episcopado; mientras que el P. Altamira toma la fuerza de su argumentación para sustentar la validez de las ordenaciones hechas por un presunto inhábil mental como Mons. Thuc, equiparándolas a las de un masón que sí son válidas. Así pues, el P. Altamira, inversamente al P. Morello, pretende excluir la duda de un inhábil mental, arguyendo que no hay duda en la realizada por un masón.
Al P. Altamira, se le desencaja el rostro cuando se le dice que un masón puede consagrar, porque en el fondo para él, un masón no puede hacerlo, pero como se aceptan las ordenaciones y consagraciones de Mons, Lefebvre, entonces hay que aceptar las de Mons, Thuc. Por eso recurre desesperadamente al argumento de que así como se acepta la ordenación y consagración de Mons, Lefebvre, hecha por un masón, entonces del mismo modo se deben aceptar las realizadas por uno que pudiera ser loco, llegando a manifestar que negar la validez de las consagraciones de Mons. Ngo Dinh Thuc por inhabilidad mental, habría que decir entonces que él mismo no sería sacerdote al haber sido ordenado por Mons. Lefebvre por haber sido ordenado sacerdote por un masón. Por esto es que recurre al artificio que equipara las dos cosas con el fin de obligar a aceptar las consagraciones de Ngo Dinh Thuc, tanto como se aceptan las de Mons. Lefebvre, o si no de lo contrario, habría que negarlas ambas.
Quede claro que un obispo masón (válidamente ordenado y consagrado) es apto para conferir las ordenaciones sacerdotales y las consagraciones episcopales, mientras que un obispo loco, o inhábil mental no lo es, es un inapto.
Hay hechos ciertos que llevaron a plantearse sobre la cordura de Mons. Ngo Dinh Thuc y si estaba lúcido mentalmente o no. Los mismos que hoy defienden la validez de sus ordenaciones cuestionaron su estado mental en su momento, aunque después por conveniencia cambiaron su parecer al respecto.
El P. Barbará resumió así la cuestión respecto de Mons. Thuc: “La recaída en la profanación del sacramento del Orden (la última consagración conferida en una secta fue el 24 de septiembre de 1982 y la falta de firmeza en su promesa de no caer otra vez, permiten hacer una pregunta esencial: ¿Este hombre de 85 años de edad, estaba en posesión de sus facultades? ¿Se daba cuenta de lo que hacía al imponer tan fácilmente las manos a cualquiera? ¿Era verdaderamente responsable de sus actos? Sólo hay tres respuestas posibles a esta cuestión. 1). No, Thuc no estaba en posición de todas sus facultades y no incurrió en las penas previstas por la ley, pero entonces las consagraciones conferidas no son válidas, dado que el consagrante no estaba poseído de sus facultades para la realización de un acto responsable. 2). Sí, el consagrante de estas consagraciones estaba en completa posesión de su facultad. Las consagraciones son válidas pero el consagrante y el consagrado han incurrido en todas las penas previstas por la ley y Thuc, es verdaderamente un obispo escandaloso. 3). No lo sabemos con certeza, tal vez estaba en posesión de sus facultades, quizás no. Esto dejaría una duda en el aire sobre las censuras incurridas, pero también sobre la validez de todas sus ordenaciones”.
Para el P. Sanborn, también había una duda sobre la lucidez mental de Mons. Ngo Dinh Thuc, llegando a decirles a los sacerdotes de la Sociedad San Pío V, que un sacerdote Vietnamita dijo que “Mons. Thuc entraba y salía de su estado de lucidez”. Así mismo, el P. Sanborn dijo que no se podía probar la validez de la consagración de Gérard de Lauriers en el fuero externo, incluso, que si pudiéramos probar la validez, no quisiéramos tener nada que ver con los obispos thucistas porque eran muy sórdidos. Claro que esto lo dijo cuando todavía el P. Dolan no había sido consagrado obispo por Pivarunas, en 1993 que venía de la secta de Spokane.
El P. Cekada a su vez manifestó que era obvio cuán profundamente lo había afectado el triste giro de los acontecimientos, por la muerte trágica de sus hermanos Ngo Dinh Diem presidente de Vietnam del sur y de Ngo Dinh Nhu, quienes fueron asesinados el 2 de noviembre de 1963. El P. Cekada también señaló que Mons. Lefebvre, quien conocía a Mons. Thuc, observó que nunca se había recuperado de la muerte de sus hermanos.
El mismo P, Cekada, se burlaba de lo realizado por Mons, Thuc en el Palmar de Troya supuestamente a pedido de la Virgen, y avalado por la bilocación de Pablo VI, y confirmado por los estigmas recibidos por Clemente Domínguez, del P. Pío, así: “Cualquier otro se hubiera reído a carcajadas rechazando esa propuesta como un absurdo, Mons. Thuc, mostró una colosal falta de sentido común y aceptó”; y, cuando Mons. Thuc justificaba las consagraciones realizadas en el Palmar de Troya el 13 de enero de 1976 diciendo que: “Hemos vuelto a los tiempos apostólicos en que los Primeros Apóstoles se dedicaban a predicar y ordenar sin remitirse al primer Papa”, señala el P. Cekada expresando con ironía: “es posible que él se haya olvidado de la milagrosa bilocación de Pablo VI”; y podríamos agregar nosotros, y de la petición de la Virgen, así como de los estigmas recibidos por Clemente Domínguez.
Estos testimonios de por sí son irrefutables y no se los puede mandar al canasto de la basura, ni cambiar de parecer, pues los hechos están; son hechos y contra ellos no hay argumentos.
Sin embargo para que los fieles tengan datos que por sí mismos dan luz, vamos a enumerar brevemente algunos de los actos de Mons, Ngo Dinh Thuc:
1.    Como ya hemos visto, ordena y consagra a los del Palmar de Troya, a pedido de la Virgen, y avalado por la bilocación de Pablo VI y por los estigmas que recibió Clemente Domínguez.
2.    Siendo excomulgado el 17 de septiembre de 1976, se retracta y pide perdón (al que según él, era el sosías) y el 7 de octubre del mismo año 1976 en el Osservatore Romano, edición inglesa, se publica dicha retractación y perdón.
3.    Entre tanto ya había consagrado al hereje apóstata Compte de Labat d’Arnoux el 10 de julio de 1976. Esto de apóstata lo dice el P. Barbará, al afirmar que: “Era sólo uno de los muchos de los apóstatas de la Iglesia Católica que se convirtieron en obispos thucistas”.
4.    Consagra a un vetero-católico de la pequeña Iglesia de Toulouse, Laborie, el 8 de febrero de 1977, unos cinco meses después de haber pedido perdón a Roma por las anteriores consagraciones. Sobre el mismo, el P. Cekada decía que: “El arzobispo Thuc elevó al episcopado por enésima vez a Jean Laborie, jefe de una secta cismática de los viejo-católicos, de la Iglesia Latina de Toulouse”. Por si fuera poco agrega: “también ordenó a otro viejo-católico de Marsella llamado García”.
5.    Consagra a Roger Kozik y Michel Fernández en 1981, habiendo sido ya consagrados en el Palmar de Troya en 1979. Podríamos pensar que hasta Mons, Ngo Dinh Thuc, dudaba de las consagraciones del Palmar de Troya, siendo que él fue su artífice consagrante. ¡Esto parece de locos! Sobre estos dos personajes el P. Barbará alertaba a los fieles a cerca la secta iniciada por ellos, advirtiendo: “Roger Kozik y Michel Fernández deben de ser considerados como lo que todavía son, es decir, apóstatas de la Iglesia Católica”.
Estos dos, Kozik y Fernández fueron ordenados tres veces sacerdotes, primero por Jean Laborie, después por André Enos, obispo viejo-católico y finalmente fueron ordenados por un obispo thucista del Palmar, para ser rematados, es decir consagrados obispos por Mons, Thuc. ¡Qué cordura, qué lucidez! Si esto no es una confusión, ¿qué parece? una merienda de locos.
6.    El Jueves Santo de 1981, Mons. Thuc, concelebró la Nueva Misa con el obispo Barthe de Toulon en Francia, luego al ser cuestionado por este hecho, se excusa del siguiente modo que el P. Cekada refiere: “Él dijo que eso fue porque ese día no podía celebrar solo…Sucede que fue una falsa concelebración, porque él dijo que no comulgó. Porque cuando el padre no comulga, no hay Misa”. Además de la tan disparatada respuesta en boca de un obispo, por su errónea concepción sobre la validez de la Misa, Mons, Thuc con su excusa demuestra que es capaz de realizar un rito sacramental inválido, o sea, el remedio peor que la enfermedad.
7.    Tres semanas más tarde, consagra a Gérard des Lauriers el 7 de mayo de 1981 y a Carmona y Zamora el 17 de octubre del mismo año.
8.    Mons. Thuc después de haber consagrado a los padres Gerard des Lauriers, Carmona y Zamora, servía de asistente y acólito a la Misa Nueva hasta principios de 1982, como lo afirma el P. Barbará: “Con la autorización del obispo conciliar de Toulon, Mons.Thuc tenía un confesionario que se le había asignado en la catedral del obispo conciliar y hasta comienzos de 1982, Mons. Thuc ayudaba diariamente en la Nueva Misa celebrada en esa misma catedral. Luego, en febrero de 1982, exactamente 7 meses antes de consagrar al obispo viejo-católico Christian Datessen, declaró que la Nueva Misa era inválida y que la Sede de Roma estaba Vacante”. Dicha declaración fue el 25 de febrero de 1982.
9.    Consagra a Christian Marie Datessen, viejo-católico, el 25 de septiembre de 1982 y que había sido consagrado antes por Enos, el 10 de septiembre de 1981. De este Datessen viene Squetino, que es un obispillo con ínfulas de cardenal por su conclavismo cismático, pues no son los fieles y el clero tradicionalista los que eligen al Papa, sino el clero de Roma, es decir, los sacerdotes párrocos de la ciudad de Roma que eligen a su Obispo, y bajo este título es que los cardenales eligen al Papa como párrocos de Roma.
A su vez, Datessen consagra obispo a Enos poco después. Este Enos era un sacerdote católico que en 1950 apostató de la Iglesia y se convirtió en obispo de una secta conocida como Santa Iglesia Viejo-católica, fundada por Charles Brearley, quien era casado, su secta era una renovación de la Iglesia Evangélica Viejo-católica. Este Brearley deseaba renovar ese cuerpo, pero sobre moldes nuevos, estableciendo así un instituto Ecuménico Nueva Era.

Hay muchos otros casos más del desastroso proceder errático de Mons. Ngo Dinh Thuc, pero que no lo vamos a mencionar para no seguir alargando la lista.

Es lamentable que después de todo esto, el P. Altamira siga insistiendo, engañándose a sí mismo y a los fieles, diciendo que son “cosas malas”, como las podría hacer cualquier mortal, diluyendo así su gravedad que raya en la locura o si no en su defecto en el cisma puro y duro por la comunicatio in sacris .

Así pues, en el mejor de los casos, Mons. Thuc, de no estar afectado en su lucidez mental, sus consagraciones serían válidas, pero tan cismáticas como la de los Ortodoxos, por haber consagrado a tantos cismáticos y herejes como los viejos-católicos; y si no estaba lúcido, no era responsable de sus actos y no es cismático, pero las consagraciones serían inválidas, tal como el mismo P. Barbara planteaba en un principio antes de cambiar por conveniencia al verse en un callejón sin salida.

Pero como no podemos a ciencia cierta saber si fue lo uno o lo otro, y no se puede determinar su lucidez mental, queda la duda de si estaba o no lúcido y por lo mismo habría duda de la validez, pero aquí es donde el P, Altamira fuerza las cosas y pretende equiparar el caso de un loco al de un masón, cuando no son equiparables, porque no hay duda de que un loco no puede consagrar, como tampoco hay duda de que un masón sí puede consagrar, y por eso ante la duda, abstención tuciorista se impone  y esto sólo basta.

Hay que decir además, en contra de la falsa idea fraguada por los intereses thucistas, que Mons. Thuc fue un gran baluarte de la fe y de la tradición, esto está en plena contradicción con su proceder y postura en el Concilio Vaticano II, donde se manifestaba por la pluralidad de cultos y la apertura de espacios a la mujer para las funciones litúrgicas. Su misma concelebración en la Nueva Misa con el obispo de Toulon un Jueves Santo, y la asistencia diaria como acólito en la Nueva Misa bajo la protección de un obispo modernista como el de Toulon, bajo el cual se cobijaba. En realidad le daba lo mismo, por la misma ambivalencia de su mentalidad oriental y antirromana. Querer enaltecer la imagen de Mons. Thuc es estar obsesionado por la irrealidad, y peor aún cuando quiere pisotear la imagen del verdadero paladín de la Tradición, Mons. Lefebvre, quien junto con Mons. De Castro Mayer han sido traicionados por su mismos discípulos.

En conclusión y la verdad, aunque duela, es el P. Altamira mismo el que ha hecho a los fieles y se ha hecho a sí mismo un gigantesco daño y el que lo ha causado al mismo Pío; y todo por seguir su precipitado parecer sin oír consejo, y como ya es sabido, quien no oye consejos, no llega a viejo.

No olvidemos tampoco, como al P. Altamira en tan poco tiempo, pasó de la posición antisedevacantista, a la sedevacantista thucista, que es lo propio del actuar de aquellas personas que más que por principios y verdades obran por condicionamiento según el interés y el fluir de los acontecimientos.


P. Basilio Méramo.
Bogotá, 25 de enero de 2019

viernes, 4 de mayo de 2018

Resulta ahora, al parecer, que el loco soy yo che


RESULTA AHORA, AL PARECER, QUE EL LOCO SOY YO, “CHE”.
HABRÁ QUE SER TAN CARADURA

Así como el destino fluctuante y cambiante cual las fases de la luna, y por esas cosas azarosas y casuales, ahora soy yo el raro, obcecado y hasta el loquito de la película (de la situación) y no el escandaloso tortuoso, contradictorio y cambiante Mons. Thuc, que con su vaivén errático y delicuescente deja una turbia estela, lo cual dio en qué pensar sobre su misma cordura, ya que se trataba de un prelado, como Obispo de la Iglesia; acaso cambiaron los hechos después de haberse producido y que hicieron pensar en su falta de capacidad mental a tal punto que llevaron al P, Sanborn a expresar, según refiere Raúl Miguel aludiendo a lo expresado por el P. Kelly: “El P. Sanborn fue aún más lejos. Dijo que la conducta del arzobispo Thuc era ‘rara’. Y en su intento para entenderla concluyó que había tres posibles explicaciones. Dos de estas tres eran: insania y senilidad. La tercera era credulidad”. (Raúl Miguel, El Estado Mental de Mons, Thuc, citando al P. Laurence Kelly en “The Sacred and The Profane”, p.86)

En otro apartado del libro en cuestión del P. Kelly, el autor nos trae una recopilación del pensamiento del P. Sanborn frente a estos hechos, de lo cual merece destacar especialmente lo que sigue:
 En su artículo de 1983 sobre los obispos thucistas, el P. Anthony Cekada dijo que el arzobispo Thuc era un hombre de ‘gran experiencia pastoral y de unos brillantes antecedentes académicos en teología, filosofía y derecho canónico’. (Rev. Anthony Cekada, "Two Bishops in every garage", THE ROMAN CATHOLIC, January 1983, p. 8). Y sin embargo, a pesar de su ‘gran experiencia pastoral’ y ‘brillantes antecedentes académicos’, en 1975 comenzó a actuar en un modo que el P. Sanborn caracterizaría más tarde como ‘raro’. Este raro comportamiento comenzó en 1975 y continuó hasta su muerte en 1984. Lo que hizo no era simplemente compatible con el comportamiento de un arzobispo católico y ex profesor de seminario con tres doctorados, que estuviese en sus cabales. Esto fue tan obvio que muchos cuestionaron su capacidad mental. Entre quienes emitieron tales cuestionamientos acerca del estado mental del arzobispo Thuc estaban el P. Anthony Cekada, el P. Donald Sanborn y el P. Noël Barbara”. (Raúl Miguel, El estado Mental de Mons Thuc, Blog Sursum Corda, 2017, citando al P. Kelly en The Sacred And The Profane, Seminary Press, N.Y. 1997, p.85)

El P. Cekada refiriéndose a los hechos protagonizados por Mons.Thuc en el Palmar de Troya, dice lo siguiente: Poco necesitamos agregar a lo que señala el P. Cekada, excepto decir que tal ‘verdaderamente colosal falta de sentido común’ en un hombre con los antecedentes, la educación y la experiencia pastoral de Thuc indica o que perdió su fe, o el juicio o ambos. Su comportamiento posterior indica lo mismo. Porque ‘el fiasco del Palmar’ no fue una aberración momentánea en la vida del arzobispo Thuc. Fue más bien el comienzo de un patrón de comportamiento que caracterizó su vida por años antes de su muerte”.

Y también el P. Barbara (hoy difunto) se plantea la cuestión sobre las facultades mentales de Mons. Thuc, cuando después de entrevistar dos veces a Mons. Thuc, en marzo de 1981 primero y luego en enero de 1982 concluye que son posibles tres posiciones, a saber: -No. Thuc no estaba en posesión de todas sus facultades; no era responsable y no incurrió en las penas previstas por la ley. Pero entonces las consagraciones conferidas no son válidas, puesto que el consagrante no estaba en posesión de sus facultades mentales para la realización de un acto responsable.
            -Sí. El consagrante estaba en completa posesión de sus facultades. Las consagraciones son válidas, pero el consagrante y el consagrado han incurrido en todas las penas previstas por la ley y Thuc es verdaderamente un obispo escandaloso.
            -No lo sabemos con certeza. Quizás estaba en posesión de sus facultades y quizás no. Esto dejaría flotando una duda sobre las censuras incurridas, pero también sobre la validez de todas estas ordenaciones”. (P. Noël Barbara, “What Are We To Think Of The Bishops Consecrated By Ngo Dinh Thuc, Carmona, Vezelis, Musey, Etc.”, citado por Raúl Miguel en “El Estado Mental de Mons, Thuc”, Blog Sursum Corda, marzo del 2017).

Si Mons. Thuc, era o no capaz mentalmente, de realizar ordenaciones y consagraciones válidamente, esto fue puesto en tela de juicio, como se puede comprobar por los mismos padres Barbará, Sanborn y Cekada entre otros, por no mencionar hasta el mismo Mons. Lefebvre.

Si no hubiera duda (y duda positiva), es decir, fundada en el mismo proceder, y concretizada en hechos que no se pueden volatilizar, pero que tanto al autor, a quien va en parte esta respuesta,  y que no vale la pena ya quizás nombrar, no se habría suscitado la cuestión de la lucidez o capacidad mental de Mons. Thuc con respecto a sus consagraciones, algunas clandestinas, sin documentación, como pide la Iglesia, con sujetos idóneos (debidamente preparados y aptos) para el ministerio sacerdotal y episcopal como Ella pide y exige; con el agravante además, de ser sacrílegas, cismáticas y hasta heréticas por ser realizadas a individuos veterocatólicos, en múltiples casos, y prácticamente todas, excepción hecha de las que fueron realizadas a los padres Guérard des Lauriers, Carmona y Zamora.

Si llegare a descartarse la duda de las capacidades mentales de Mons. Thuc, las consagraciones no serían entonces inválidas, pero sí serían sacrílegas y en plena comunicatio in sacris, (comunión en las cosas sagradas) al ser realizadas a personas que son herejes y cismáticos, transfiriendo esta misma condición al ministro que las imparte, como también a los que en lo sucesivo ordena o consagra.

De otra parte, dejando la cuestión de la capacidad mental, se puede ver que psicológicamente Mons. Thuc era capaz de realizar un sacramento inválidamente, pues como es sabido, pretendió excusarse cuando se le pidieron razones por las cuales él había concelebrado con el obispo de Toulón un Jueves Santo, y esta fue su respuesta: “Él dijo que era porque ese día no podía celebrar solo... Sucede que fue una falsa concelebración, porque dijo que no recibió la comunión. Porque, cuando un sacerdote no comulga, no hay una Misa”. (Rene Rouchette, “Mise au point au sujet du sacre de Mgr. Guerard des Lauriers”, Lettres non-conformistes, n° 28, (Apr., 1982), p. 5., citado por el P. Cekada en Dos Obispos en Cada Garage).

Y esto, aunque haya pasado hace más de treinta y cinco años, no pierde vigencia, pues el tiempo no cambia los hechos, sino que con ellos se hace la historia.

Tenemos pues así, que en el caso de la incapacidad mental, no caería en dichas sanciones, pero serían estas órdenes inválidas. De tal modo que hay dos posibilidades, una la invalidez por falta de cordura y la otra (en el caso de ser válidas), la del sacrilegio y el cisma o la herejía en el caso de estar lúcido, aunque fueran válidas. No se trata pues, de acciones malas como por ejemplo los actos del común de los mortales pretendiendo minimizar y restarle importancia, sino de acciones malas en relación a los sacramentos por una doble partida tocante a su validez o al sacrilegio y el cisma o la herejía.

Hay que también señalar que cuando se habla de demencia o de locura, que anula la validez de los actos, tanto en el orden civil y mucho más en el religioso sacramental, no se trata simplemente de la demencia o locura, son como la medicina psiquiátrica hace ver, pues muchas veces sin estar loco o demente de atar o de llevar al manicomio, se puede afectar la validez de los actos y aquí va un ejemplo histórico y que tuvo cierta resonancia en su tiempo con un caso que fue en aquel momento famoso, como el que relata Llinás; se trata del famoso y legendario caso del conde de Cuchicute, José María Rueda Gómez hijo de un rico hacendado de San Gil Santander: “En 1935 el psiquiatra Llinás [abuelo del famoso fisioneurólogo Rodolfo Llinás], fue consultado por los magistrado del Tribunal Superior de Bogotá para que ofreciera su dictamen en el juicio contra el conde; los jueces querían determinar si había prestado su consentimiento libre y voluntario, el 16 de Noviembre de 1922, en un contrato con su hermano Timoleón   en el que le traspasaba tres de sus haciendas, inicialmente previstas dentro de la herencia de sus hijas. Tras analizar el caso el psiquiatra anotó un veredicto en un dictamen de 37 páginas (…) despreció los que abordaron la enfermedad mental de su paciente con categorías como “loco o “enajenado mental”, para quedarse con opiniones más científicas como “psicosis maniaco depresivas” empleada por los franceses, y “psicosis hereditaria con crisis depresiva y con impulsiones de carácter destructivo”. (…) al desglosar los pormenores del 16 nov 1922, el día de la firma del contrato, el psiquiatra demostró a los jueces que su paciente tenía casi dos años sumido en la fase depresiva melancólica. (…)  opaco, silencioso y retraído, ‘en mi condición de perito médico en este juicio, resumo mi dictamen contestando la pregunta con que inicié el estudio así como también con la que se me hace por la parte demandada en la forma siguiente. Las facultades mentales, volitivas y afectivas del señor José María Rueda Gómez, no estaban en perfecto buen estado, ni en normalidad absoluta, ni en lucidez completa, el día 16 de Noviembre de 1922, por esa razón el señor José María Rueda Gómez, en mi concepto, carecía de capacidad mental para pactar o contratar y para obligarse a otra persona por acto de voluntad’” (Pablo Correa, “Rodolfo Llinás, La Pregunta Difícil”. Ed. Aguilar, Bogotá 2018, p.22, 23,24).

Un masón y un loco no son equiparables, en cuanto a la responsabilidad y la intención de sus actos, pues un loco no puede pecar (al menos gravemente); un masón sí; un masón es responsable de sus actos, un loco no. Por eso hay que ser maquiavélico y manipulador, pretendiendo equiparar el proceder de la Iglesia, buscando una solución a la validez de las consagraciones de Mons. Ngo Dinh Thuc, al caso de un masón con el de un loco, de un semiloco o semidemente, para después aplicarlo en lo concreto a la ordenación sacerdotal de Mons. Lefebvre por un obispo masón, como lo fue, al parecer, el Card. Achille Liénart, y así admitir la validez en el caso concreto de las consagraciones de Ngo Dinh Thuc, en el caso de ser un inhábil mental y así descartar la duda positiva de tal modo que no queda más que creer o reventar; esto es, una vez equiparadas las dos cosas, o se aceptan las consagraciones de Mons. Ngo Dinh Thuc, tanto como las de Mons. Lefebvre, o en su defecto, si se pone en duda las de Mons. Ngo Dinh Thuc, lo mismo habría que hacer con las de Mons. Lefebvre.

Esto hasta ahora, ningún thucista en cualquiera de sus múltiples facetas, se atrevió a formularlo, pero tuvo que venir un tinterillo para que esto hiciera; tan es así, que la misma persona, el autor al que va dirigido esta respuesta y cuyo nombre no quiero ni mencionar, para que no se interprete  como en muchos casos es el proceder muy común en los habitantes del cono sur, y en concreto de la Argentina.

Y esto es lo que en sí mismo, no sólo es maquiavélico, sino perverso, sin que esta calificación del proceder y razonamiento objetivamente hablando, se le adjudique o atribuya al sujeto en cuestión, subjetivamente hablando.

Luego, no soy yo, “che”, el que calumnia, divide y habla mal, pues esto no sería más que otro indigno y vil proceder de endosarme a mí la cuenta y responsabilidad de lo que ya se había incluso previsto, diciendo que esto iba a afectar al bien común de la unión entre sacerdotes y entre los mismos fieles. 

Tampoco hacía falta recurrir a la infidencia dejando a un fiel cercano mal parado con el fin de utilizarlo para descalificame con su comentario. Esto es propio de la manipulación.

El culpable no es el que señala el mal y lo denuncia, sino aquel que lo propicia y ejecuta. Para el buen entendedor, pocas palabras bastan.

Nota: Lo resaltado en negrilla es nuestro, para destacar.


P. Basilio Méramo
Bogotá, 4 de Mayo de 2017